In cosa devo migliorare?

Perché serve a poco chiedere consigli ai giudici dopo una gara

di Massimo Pratelli

È una scena comune nel mondo del bodybuilding e del fitness: al termine di una competizione, alcuni atleti si avvicinano alla giuria per chiedere consigli su quali aspetti del loro fisico migliorare per essere vincenti. Sebbene questa possa sembrare una buona idea per ottenere indicazioni preziose da esperti del settore, ci sono diverse ragioni per cui questo approccio potrebbe non essere così efficace come si potrebbe pensare.

Ogni competizione è unica

Uno degli aspetti fondamentali da comprendere è che ogni gara ha caratteristiche proprie e lineup completamente diversi. È praticamente impossibile per un giudice fornire consigli specifici che garantiscano un miglioramento del piazzamento nella competizione successiva. Questo perché non si può prevedere chi saranno i prossimi avversari né il livello complessivo della gara futura e migliorare i propri punti carenti dovrebbe essere un obiettivo che prescinde dal risultato della singola gara.

Il giudice potrebbe suggerire di lavorare sulla parte bassa, migliorare la definizione della schiena, concentrarsi sulle spalle o perfezionare la separazione tra quadricipite e femorale. Tuttavia, questi sono aspetti che dovrebbero essere già evidenti sia al preparatore che all’atleta stesso, indipendentemente dal risultato di un evento in particolare. È anche vero, però, che non è sempre facile essere obiettivi quando si tratta di valutare se stessi.

Il ruolo del giudice

Il giudice può certamente fornire indicazioni sui motivi specifici che hanno determinato un certo risultato in quella particolare competizione. Ad esempio, potrebbe spiegare: “Sei arrivato terzo perché l’atleta che ti ha preceduto aveva una linea migliore ed era leggermente più definito. Il primo classificato aveva masse muscolari importanti e, nel complesso, un migliore equilibrio tra volume, definizione e linearità rispetto a tutti gli altri concorrenti.”

In questo modo, il giudice può offrire una spiegazione dei fattori che hanno influenzato il risultato in quella specifica occasione. Se l’atleta avesse presentato una forma migliore sotto quegli aspetti critici, probabilmente avrebbe ottenuto un piazzamento superiore. Ma questo non significa che migliorando quegli stessi elementi si otterranno necessariamente risultati migliori nella gara successiva, poiché il contesto sarà diverso.

L’approccio corretto

Non è quindi particolarmente utile chiedere a un giudice “cosa devo migliorare per vincere”. L’approccio più efficace consiste invece nel lavorare costantemente sugli aspetti carenti della propria fisicità per presentarsi in gara nella miglior forma possibile. Solo così si possono ottenere i risultati migliori.

Non è chiedendo al giudice la “formula magica” per la vittoria che si comprende su quali punti lavorare per eccellere. In una competizione futura, il livello potrebbe essere talmente alto da risultare irraggiungibile nonostante i miglioramenti, oppure, al contrario, lo stesso stato di forma potrebbe essere sufficiente per vincere una gara con avversari di livello inferiore.

Conclusione

Non c’è nulla di sbagliato nel chiedere un’opinione a un giudice su possibili aree di miglioramento, ma è importante farlo con la giusta prospettiva. Non bisogna aspettarsi che il giudice possa fornire la risposta definitiva che garantirà la vittoria nella prossima competizione.

Il percorso verso il successo nelle gare di bodybuilding richiede un lavoro costante, autocritica obiettiva e una collaborazione efficace con il proprio preparatore, concentrandosi sul miglioramento continuo piuttosto che su formule vincenti per specifiche competizioni.